TERAMO – Appello al Prefetto di Teramo Graziella Patrizi per la chiusura delle fabbriche metalmeccaniche della provincia e agli imprenditori della provincia per un maggiore senso di responsabilità nei confronti delle famiglie degli operai. Alcune aziende teramane continuano infatti a rimanere aperte, sostengono i sindacati Fim Cisl e Fiom Cgil, attaccandosi a delle interpretazioni cavillose delle ultime disposizioni del Governo in materia di attività “essenziali” e “strategiche”. Con il Nord Italia che sta studiando a livello epidemiologico la diffusione del Coronavirus in rapporto alla presenza delle poi e dunque alla circolazione di operai e lavoratori connessi, a lanciare l’allarme in provincia di Teramo per l’arresto del contagio sono proprio i sindacati.
«Il Decreto di ieri del Presidente del Consiglio Conte prevede la fermata per tutte le aziende metalmeccaniche che non operano in settori strategici per il superamento dell’emergenza Coronavirus. In provincia di Teramo molte aziende si sono subito attenute a tali disposizioni ed hanno immediatamente fermato le attività. Alcune, invece, utilizzando interpretazioni impropriamente estensive di alcuni commi del decreto, hanno preteso che oggi tutti i lavoratori fossero presenti in fabbrica ed hanno intenzione di continuare con le produzioni – affermano in una nota FIM CISL e FIOM CGIL di Teramo – Chiedere che si fermi una fabbrica è sempre un sacrificio, ma, adesso più che mai, viene prima la salute. Non si possono tenere le fabbriche, la cui attività non è necessaria, aperte consentendo che decine, a volte centinaia di persone, lavorino a stretto contatto con un rischio contagio altissimo: si metterebbe a rischio la salute dei lavoratori coinvolti e si rischierebbe di vanificare i sacrifici che si stanno chiedendo a tutte e tutti».
«Per questo è stato chiesto che le aziende che stanno provando a “forzare la mano” vengano subito fermate. Non è possibile, infatti, che con la scusa di mettere in sicurezza impianti e macchinari che non possono essere spenti per motivi di sicurezza (operazione che consentirebbe l’occupazione solo di qualche lavoratore) si facciano lavorare tutti gli operai portando avanti le produzioni come se nulla stesse accadendo. Così come non è possibile sfruttare la possibilità di completare le attività necessarie alla sospensione fino a mercoledì 25 (in particolare la spedizione della merce in giacenza) per andare avanti fino a quella data come se il blocco non fosse immediato».